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I droni subacquei stanno aprendo una nuova frontiera di esplorazione. Grazie alla loro struttura leggera possono esplorare indisturbati le barriere coralline, la vita marina e perfino l’interno dei relitti naufragati sul fondale. In particolare, il recente modello ‘Trident’, lanciato da David Lang e Eric Stackpole, non ha nulla da invidiare all’abilità di un pesce. 

Con la sua tecnologia complessa, il drone subacqueo è un perfetto esploratore, alleato della scienza e della ricerca, migliore dell’uomo, grande più o meno quanto un pallone da basket, capace di immergersi in luoghi stretti e ad una profondità pari alla lunghezza di un campo di calcio. Un raggio sufficiente per esplorare molti relitti.

In passato, l’esplorazione subacquea è sempre stato qualcosa di complesso e difficoltoso. Perciò i fondali marini hanno sempre costituito un mistero per l‘uomo. I droni, oggi, aprono le frontiere dell’esplorazione rendendo possibile qualsiasi cosa, o quasi, nel rispetto dell’ambiente e della vita sottomarina. Un contributo immenso, soprattutto per la storia: i droni sono stati utilizzati in Messico, per trovare le antiche ceramiche Maya nelle grotte sottomarine; sono stati utilizzati in Antartide per esplorare sotto la superficie dei ghiacciai. Infine, sono stati recentemente utilizzati, da una famosa società statunitense, Trekker, per mappare e documentare, in alta definizione, il relitto della USS Arizona a Honolulu, Hawaii, in occasione del 75 ° anniversario dell’attacco a Pearl Harbor. Inoltre, sempre la società Trekker, ha esplorato negli ultimi 5 anni le acque dei Grandi Laghi canadesi, in particolare del Lago Huron, visitando il relitto della HMS Erebus, una parte della spedizione artica sfortunata del capitano John Franklin, del 1845.

Molto importante, inoltre, il contributo che i droni sono in grado di dare alle ricerche sullo sbiancamento dei coralli, che colpisce le scogliere dell’Oceano Indiano.